giovedì 14 maggio 2009

Il Papa in Terra Santa




Sto seguendo, quando posso, in diretta sul CTV
, il viaggio del Papa in Terra Santa. In quei luoghi sono stata due volte, nel 1996 e nel 2005.  Le immagini che scorrono  mi sono familiari, tranne la Giordania che non ho visitato.
Molti sono i commenti a questo viaggio, alle parole del Papa, ai vari discorsi e ognuno  dà le interpretazioni che più ritiene opportune.
Avevo postato un interessante articolo di Galeazzi (vaticanista de "La Stampa"), ma ho pensato di toglierlo perchè analizzava solo alcuni aspetti del viaggio, trascurandone altri.
Non basta un post per parlare di questo argomento e non voglio addentrarmi nelle implicazioni politiche,  per me sempre difficili soprattutto per questa terra, sede di conflitti che temo non si risolveranno facilmente. 
Ho letto parecchio sulla questione israeliano-palestinese, senza tuttavia comprenderla mai a fondo.  Ne ho però concluso che la situazione è di una complessità grande.
Quello che più mi addolora è che i Cristiani, soprattutto i Cattolici,  stanno lentamente abbandonando i Luoghi Santi.
Il Papa si è recato là anche per questo: far sentire la Sua vicinanza alle popolazioni cristiane.  Ma è la presenza di tutti noi che manca.
Nel mio ultimo viaggio venni a conoscenza del fatto che gli Israeliani del luogo ricevono contributi dai loro fratelli sparsi in tutto il mondo. Noi Cattolici che cosa facciamo? Aiutiamo i Francescani che custodiscono per noi quei luoghi? Pensiamo ai cattolici che vi risiedono fra mille difficoltà, anche materiali?
Ultimamente,
per timore della situazione politica, sono diminuiti i pellegrinaggi che portavano lavoro ai negozi e ad altre attività.
Quando mi recai a Nazareth nel 2005 seppi che quell' albergo, gestito da Cristiani, rischiava la chiusura.

Chi è credente preghi per il Papa, pellegrino in terra Santa, come Lui stesso si è definito, perchè il suo viaggio porti frutti di pace.
Mi spiace per Lui che non può essere semplice pellegrino come credo vorrebbe.

giovedì 7 maggio 2009

Mosca. Magazzini Gum

Si affacciano sulla Piazza Rossa da un lato e si innalzano su tre piani.

Magazzini Gum 1Magazzini Gum
Ai tempi dell' Unione Sovietica, pur essendo i più grandi magazzini di Mosca, erano molto spartani: i negozi vendevano prodotti per lo più russi e russa era la numerosa clientela; i pochi stranieri erano facilmente individuabili e si distinguevano soprattutto per i vestiti e le scarpe indossati.
Ora questo magazzini sono quanto di più lussuoso ci si possa aspettare in una grande metropoli, con firme e griffe famose in tutto il mondo. Ovviamente anche i prezzi sono adeguati e la clientela che vi si incontra  è molto varia: stranieri di ogni parte e Russi di un certo ceto sociale.

Mosca 063Mosca 062Mosca 035Mosca 032

venerdì 1 maggio 2009

Mondo contadino russo

Durante la mia permanenza a Mosca ho visitato una piccola galleria d' arte attigua ad un negozio di antiquariato. C' erano in tutto una decina di quadri, decisamente belli, del genere semplice e lineare che a me piace molto. Immagini di vita contadina eseguite da una pittrice di cui non ricordo il nome. Le cifre riportate contenevano parecchi zeri e, secondo me, li valevano.
Mi dispiace che le mie foto, poco professionali, non rendano giustizia alla luminosità dei colori.


Contadina russa 4Al pozzoContadina russa 2Contadina russa: la raccolta delle meleContadini russi 3Mondo contadino russo 1

mercoledì 22 aprile 2009

Arrivederci

Sarò assente per una settimana. Vi auguro di trascorrere giornate serene. Io vado un pò al freddo. Ciao a tutti.


Mosca 061Mosca 018foto scattate da me nel 2006

sabato 18 aprile 2009

La pigrizia



La pigrizia andò al mercato

ed un cavolo comprò.
Mezzogiorno era suonato
quando a casa ritornò.

Cercò l’ acqua, accese il fuoco
si sedette, …riposò.
Ed intanto, a poco a poco
anche il sole tramontò.

Così, persa ormai la lena,
sola al buio ella restò
ed al letto senza cena
la meschina se ne andò.


Storiella che la mia mamma conosceva e che mi ha insegnato presto. Qualche volta mi sento rappresentata: oggi in particolare.

venerdì 17 aprile 2009

Quello che nessuno dice sul terremoto







































 
 
 
la mia newsletter








   

Pare che un giornalista inviato in Abruzzo se ne sia uscito con un lapsus memorabile: “Finalmente all’Aquila qualcosa si muove”. Anche più di qualcosa.
Di certo il terremoto è arrivato anche nelle coscienze: degli abruzzesi e di tutti noi. Ma intellettuali e giornalisti hanno la malattia sessantottina: quel “tutto è politica” che acceca e induce a ridurre sempre tutto alla polemica politica e sociale, come se il terremoto fosse colpa del governo. Perdendo di vista le questioni di fondo, le grandi domande sul senso della vita, ritenute, marxianamente, “sovrastruttura”.

Come insegna il Leopardi dello “sterminator Vesuvio”, la vera saggezza sta anzitutto nel riconoscere quello smarrimento, quella fragilità della nostra esistenza e la precarietà delle cose più solide su cui investiamo (il mitico “mattone”). Fragilità e mortalità che è la nostra vera condizione, sempre, pure senza terremoti: è la realtà che non vogliamo vedere.

L’invito di Gesù a costruire la propria casa sulla Roccia anziché sulla sabbia non era relativo al regolamento edilizio e alle tecniche architettoniche (anche se – considerati i fatti – andrebbe preso alla lettera pure in quel senso). Ma era una esortazione a fondare la propria vita sulla Roccia che nessuno può spazzar via o demolire: lui stesso. Capace di vincere perfino la morte e dunque di restituirci per sempre tutti coloro che abbiamo amato e perduto. Questa è l’unica novità, ha gridato il Papa a Pasqua e ritrovare coloro che ci sono stati strappati sarà una festa senza fine. (continua)




mercoledì 15 aprile 2009

Pillola per lo spirito


 

Padre, donaci di tornare

 

Padre, donaci di tornare tutti

a guadagnarci il pane con le nostre mani,

e tornare tutti a gustare

quanto sia buono il pane.

Padre, dona a tutte le case

una donna forte e saggia,

che insieme all'uomo sia il principio

dell'armonia libera e necessaria.

Padre, dona figli che siano

segno di gioia e di pace

intorno a ogni mensa:

e che tutti possiamo veder fiorire

una Chiesa più credibile,

una città più umana.

 

DAVID MARIA TUROLDO
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