"Filastrocca dei dodici mesi"
(di A. Silvio Novaro)
Gennaio mette ai monti la parrucca,
Febbraio grandi e piccoli imbacucca,
Marzo libera il sol di prigionia,
Aprile di bei colori gli orna la via,
Maggio vive tra musiche d'uccelli,
Giugno ama i frutti appesi ai ramoscelli,
Luglio falcia le messi al solleone,
Agosto avaro, ansando le ripone,
Settembre i dolci grappoli arrubina,
Ottobre di vendemmia empie la tina,
Novembre ammucchia aride foglie a terra,
Dicembre ammazza l'anno e lo sotterra.
* * *
Molti di voi l'avranno imparata alle elementari. Io me la ricordo molto bene, scritta sul mio libro di lettura di seconda elementare.
Allora non si parlava ancora di notte di Capodanno, di spumante, di botti, almeno dalle mie parti.
La sera dell'ultimo dell'anno si stava a casa, si cenava come sempre e soltanto nel giorno di Capodanno si festeggiava un po'.
Mia mamma prestava molta attenzione al fatto che la prima persona a entrare in casa quel giorno fosse un uomo, ma non ci credeva più di tanto, sapendo bene che la fortuna dell'anno nuovo non dipendeva da ciò.
Mandava sempre però mio fratello a portare gli auguri a una vicina molto superstiziosa: un capodanno era venuta a trovarla una sua cognata e le urla erano salite in cielo.