lunedì 22 agosto 2011

Oltre l'intuizione di Wojtyla





Come riflessione sulla Giornata Mondiale della Gioventù, appena trascorsa, propongo questo articolo di Andrea Tornielli che ho giudicato interessante.

L’evento più lungo per durata, e più partecipato della storia spagnola, e probabilmente europea, nonostante qualche falla organizzativa


ANDREA TORNIELLI

MADRID






 


Quella che si è conclusa ieri mattina con la messa nell’aeroporto «Cuatro Vientos» di Madrid è stata la prima vera Giornata della Gioventù post-wojtyliana. Nonostante fosse già la terza di quelle celebrate da Papa Ratzinger (dopo Colonia 2005 e Sidney nel 2008), ad essere protagonista di questa GMG è stata infatti una generazione di ragazzi che vi partecipavano per la prima volta. Adolescenti che erano ancora dei bambini quando Giovanni Paolo II, nove anni orsono, aveva presieduto il suo ultimo incontro con i giovani.






L’evento più lungo per durata, e più partecipato della storia spagnola, e probabilmente europea, nonostante qualche falla organizzativa e l'imprevisto della tempesta di pioggia e vento che ha interrotto il Papa durante la veglia di sabato, indica che le Giornate mondiali della Gioventù, nate dall'intuizione di Wojtyla, sono ormai destinate a rimanere come un'eredità consegnata alla Chiesa ben oltre il legame con il loro inventore.






Quando Giovanni Paolo II iniziò a radunare i giovani, il mondo era ancora diviso in due blocchi. E il Papa polacco stava cercando di ridare forza a una Chiesa che appariva ripiegata su se stessa, ancora rassegnata di fronte alle ideologie. Desideroso di riportare la presenza della Chiesa sulla scena pubblica, anche in forza dell'esperienza granitica del cattolicesimo polacco, Wojtyla scommise sui giovani volendo mostrare loro che la fede cristiana non era il retaggio di un passato fuori moda, ma un' esperienza di libertà che li rendeva protagonisti.






Giovanni Paolo II non ha mai considerato le GMG come prove di forza o esibizione di muscoli, ma è indubbio che certe caricature mediatiche del Papa «star» e dei suoi «papaboys» hanno contribuito a far passare l'idea che si trattasse di eventi massificanti, destinati a provocare soltanto entusiasmi passeggeri. Benedetto XVI è diventato Papa in un'epoca diversa, quella della secolarizzazione. Ed è per questo che ha voluto porre maggiormente l'accento e una cura particolare alla preparazione personale, alla preghiera, al momento centrale dell'adorazione eucaristica.


Nell'omelia di ieri mattina, come pure negli altri discorsi pronunciati davanti ai giovani, Ratzinger ha insistito particolarmente sul tema della fede. Non ha rivolto appelli morali e non ha lanciato invettive, nonostante si trovasse nel Paese di Zapatero. Ha cercato di richiamare ciascuno dei presenti all'essenziale del fatto cristiano, consapevole che, nonostante i numeri eccezionali di questa GMG, i seguaci del Nazareno rappresentano in tante situazioni una minoranza creativa, chiamata a contribuire al bene comune «in una convivenza sanamente aperta, pluralistica e rispettosa» di tutti.


 




2 commenti:

  1. Si parla male dei giovani, ma queste giornate dimostrano che i giovani hanno ancora valori molto forti e sono capaci di sopportare sacrifici pur di raggiungere un ideale. Non ci resta che sperare in loro per un mondo migliore.

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  2. Dici bene, cara Kate. Purtroppo la cronoca mette sempre in evidenza i fatti negativi. Anche gli episodi bellici di questi ultimi giorni mostrano giovani violenti. A noi resta la speranza per un mondo migliore guardando alla parte buona della gioventù. Ciao.

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