domenica 29 maggio 2011

Semplicità




SEMPLIFICARE CIÒ CHE È COMPLICATO



Se siamo chiamati a semplificare ciò che sembra complicato, non siamo in compenso mai chiamati a complicare ciò che è semplice. Ho tra le mani un libro che lessi quando ancora insegnavo nel Seminario Teologico di Milano: s'intitola
La gioia di credere e fu il testo che mi fece conoscere Madeleine Delbrêl, nata nel 1904 e morta nel 1964 a Ivry, ove aveva vissuto per anni in un quartiere degradato, secondo una vera testimonianza di mistica quotidiana e di cristianesimo incarnato. È proprio quando sei in situazioni di disagio e di sopravvivenza che comprendi la verità delle sue parole che ho sopra citato. 



Anch'io quando mi trovavo per la mia passione archeologica nel deserto, riuscivo a ridurre le esigenze a poche cose (un po' di cibo, acqua, abiti essenziali), lasciando cadere tutte le sovrastrutture della società consumistica e complicata a cui ero abituato. Ecco, allora, il motto di Madeleine: «Semplifica ciò che è complicato» e non viceversa. È stato spesso ironizzato sul fatto che in ogni ministero è sempre attivo ed efficace un ideale «Ufficio Complicazioni Affari Semplici», sede beata e sognata da ogni burocrate. 



Anche certa teologia non scherza e, con la scusa di ammonirci sulla ricchezza e profondità del mistero e della trascendenza, ci rifila tomi oscuri e indecifrabili, paginate in cui il Dio unico che si esprime con un Io personale netto e nitido si trasfigura in un gorgo oscuro o in «un arruffio di fili di cui non si trova il bandolo», come si diceva del dio sumerico Enlil. Pur consapevoli della complessità della realtà, adottiamo sempre la via della semplicità, prima di imboccare le pur necessarie ramificazioni. «Chiarità è carità», ammoniva un mio grande maestro di esegesi biblica. (Ravasi)

Tramite questo "Mattutino" ho conosciuto anch'io Madaleine Delbrel e alcune delle sue bellissime preghiere



LA GIOIA DI CREDERE



(Madeleine Delbrel)



 



Poiché le parole non sono fatte per rimanere inerti nei nostri libri,



ma per prenderci e correre il mondo in noi,



lascia, o Signore, che di quella lezione di felicità,



di quel fuoco di gioia che accendesti un giorno sul monte,



alcune scintille ci tocchino, ci mordano, c'investano, ci invadano.



Fa' che da essi penetrati come "faville nelle stoppie"



noi corriamo le strade di città accompagnando l'onda delle folle



contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia.



Perché ne abbiamo veramente abbastanza



di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie:



essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più.



Fa' esplodere nel loro frastuono il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio.

da http://www.piccolifiglidellaluce.it/madeleine.htm

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