Valentino, il piccolo contadinello della poesia pascoliana; la mamma lo aveva vestito a nuovo con i soldini incassati dalla vendita delle uova, ma il bambino era rimasto senza le scarpine perchè a primavera le galline avevano smesso di fare le uova.
Oh! Valentino vestito di nuovo.
come le brocche dei biancospini!
Solo, ai piedini provati dal rovo
porti la pelle de' tuoi piedini
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: in vece
costa il vestito che ti cucì.
Costa; ché mamma già tutto ci spese
quel tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d' un mese,
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a Gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!,
e le galline cantavano, Un cocco!
ecco ecco un cocco un cocco per te!
Poi, le galline chiocciarono, e venne
Marzo, e tu, magro contadinello
restasti a mezzo, così, con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l'uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,
ci sia qualch'altra felicità.
Mi è sempre piaciuta molto questa fresca poesia musicale che evoca povertà e semplicità di campagna. Forse oggi nelle scuole non è più ricordata: ormai ci sono altri Valentini e Valentine.
Stamattina mi ha stupita una ragazzina di seconda media, che durante l'intervallo si è avvicinata tranquillamente ad un maschietto di terza e gli ha dato una toccatina in quel particolare posto, come se niente fosse...
RispondiEliminaCerto è che le Valentine di oggi non sono più timide come quelle di una volta! ;)
Deliziosa!
RispondiEliminaCiao Censo
RispondiEliminanon la conoscevo questa poesia. la sua semplicità e l'immagine che dona sono purtroppo cose lontane dal sentire di oggi.
Xunder
Purtroppo il mondo è cambiato in questi ultimi decenni (e non certo in meglio sotto questi aspetti).
RispondiEliminaForse i piccoli Valentini e le piccole Valentine esistono ancora ma hanno nomi esotici e sono figli di stranieri. Certamente non vanno più scalzi ma non indossano neanche abbigliamento firmato che certi genitori nostrani ricercano ossessivamente e vanitosamente. Ciao
hai ragione una poesia molto delicata, immagini di una volta. se vieni da me c'è un premio per te ciao penny
RispondiElimina@ Kat: non c' è come vivere in mezzo ai ragazzi per comprendere molte cose. Se restiamo fra noi adulti non ci rendiamo conto dei cambiamenti. Mi accorgo già dai miei nipoti che sono ancora alle Elementari.
RispondiElimina@ Pit. Grazie.
@ Tony: di questa poesia non comprendo perchè la donna venga definita"circolo di morte necesaria".
@ Anna :
@ Tsal : grazie per la bella immagine.
@ Dolce: sicuramente è per te un bel ricordo. delicato il colore delle tue viole. Un abbraccio a te.
@ Xunder: dopo averla postata mi sono sentita un pò fuori dal tempo: ma questa può essere una cosa bella.
@ Paolo: non so che dire. A volte ci sembra fosse meglio una volta. Per certi aspetti sì. Io però ricordo la fatica di mia madre che se ne andava al ruscello con l' inginocchiatoio di legno. Poi le cose sono cambiate: è arrivata la lavatrice e tutto il resto e non tutto è ora meglio di allora.
@ Penny: il passato ci dona sempre un pò di malinconia. Ciao.
che piacere è stato, capitando qui attraverso il blog chiuso di lindadicielo, ritrovare il gusto di questa poesia antica, ingenua, e ritrovare le illustrazioni dei nostri libri delle scuole elementari di tanti anni fa...!
RispondiEliminagrazie censorina!
ali
@ ali: sono contenta che tu abbia capito che quella postata è una pagina dei nostri libri di lettura di un tempo. Avevamo solo due libri: lettura, sussidiario e qualche quaderno.
RispondiEliminaPiacere di conoscerti. Paola
L'avevo imparata in quinta elementare, l'ho ripetuta all'esame, adesso me la sta ripetendo mia figlia che va in quinta. La pagina del libro riportata è quella del mio libro delle elementari.
RispondiEliminaGrazie!
Ti ringrazio, utente anonimo, anche se mi spiace non sapere chi tu sia.
RispondiEliminaperfavore mi serve la parafrasi di questa meravigliosa poesia vi pregooo
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