venerdì 17 aprile 2009

Quello che nessuno dice sul terremoto







































 
 
 
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Pare che un giornalista inviato in Abruzzo se ne sia uscito con un lapsus memorabile: “Finalmente all’Aquila qualcosa si muove”. Anche più di qualcosa.
Di certo il terremoto è arrivato anche nelle coscienze: degli abruzzesi e di tutti noi. Ma intellettuali e giornalisti hanno la malattia sessantottina: quel “tutto è politica” che acceca e induce a ridurre sempre tutto alla polemica politica e sociale, come se il terremoto fosse colpa del governo. Perdendo di vista le questioni di fondo, le grandi domande sul senso della vita, ritenute, marxianamente, “sovrastruttura”.

Come insegna il Leopardi dello “sterminator Vesuvio”, la vera saggezza sta anzitutto nel riconoscere quello smarrimento, quella fragilità della nostra esistenza e la precarietà delle cose più solide su cui investiamo (il mitico “mattone”). Fragilità e mortalità che è la nostra vera condizione, sempre, pure senza terremoti: è la realtà che non vogliamo vedere.

L’invito di Gesù a costruire la propria casa sulla Roccia anziché sulla sabbia non era relativo al regolamento edilizio e alle tecniche architettoniche (anche se – considerati i fatti – andrebbe preso alla lettera pure in quel senso). Ma era una esortazione a fondare la propria vita sulla Roccia che nessuno può spazzar via o demolire: lui stesso. Capace di vincere perfino la morte e dunque di restituirci per sempre tutti coloro che abbiamo amato e perduto. Questa è l’unica novità, ha gridato il Papa a Pasqua e ritrovare coloro che ci sono stati strappati sarà una festa senza fine. (continua)




5 commenti:

  1. La fede ci aiuta a sopportare quelle disgrazie che altrimenti sarebbero inconsolabili...ma credo comunque che, nonostante la speranza di ritrovarsi lassù, il dolore di chi ha perso così improvvisamente una persona cara sia veramente immenso.

    Un abbraccio!

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  2. @ Kathe: Mi ritrovo nel dolore di quelle persone e rivivo molte cose. Guai se non ci sorreggesse la fede! Un abbraccio a te, carissima.

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  3. Ultimamente la chiesa non e' che mi sia molto simpatica, come avrai capito :D ma il messaggio di base espresso nel post e' abbastanza condivisibile, pur se io sostituirei il messaggio cattolico con quello di una spiritualita' piu' generale, per rispettare tutti coloro che cattolici non sono, e anche se non e' certamente un peccato cercare eventuali responsabili, ne' provvedere affinche' disastri simili provochino in futuro un minor numero di vittime. Ricordiamoci che un terremoto cosi', in Giappone avrebbe provocato poche o zero vittime.

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  4. @ Wolf: comprendo il tuo pensiero. Il messaggio di Socci è cattolico perchè lui lo è, ma è condivisibile. Ho notato che molti apprezzano considerazioni giuste purchè non sospettino che vengono dalla Chiesa. E' un argomento su cui si potrebbe discutere a lungo. Ho letto articoli al riguardo e magari un giorno ne parlerò.

    L' articolo di Socci riguardava sia il terremoto che la crisi economica, ma io non l' ho postato tutto.

    Le considerazioni sulle responsabilità sono indispensabili; qui si voleva soltanto ricordare la fragilità e precarietà della nostra esistenza.

    Io mi nutro di queste considerazioni, anche perchè, come credo tu sappia, sono stata dolorosamente toccata dalla fragilità della nostra vita, vita che molte volte crediamo sia nelle nosrte mani.

    Un caro saluto e grazie per questo scambio. Paola

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  5. Ciao Paola, anch'io ho sentito la notizia che ha rivelato Antonio Socci. La verità è che trapela in giro, sebbene i giornalisti evitino di dirlo apertamente.

    Ti ringrazio per gli auguri che mi hai lasciato per la notizia del mio bebè in arrivo. Mi fa tanto piacere ricevere i saluti e le congratulazioni delle mie amiche di blog.

    Ti abbraccio e ti auguro un buon inizio di settimana!

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