La tristissima notizia della caduta in un crepaccio di Karl Unterkircher, mentre scalava una difficile parete nord del monte Nanga Parbat in Pakistan, ha colpito l' opinione pubblica ed è rimbalzata su quasi tutti i media.
Qualcuno dirà certamente che se l' è andata a cercare, che queste scalate sono al limite della follia. Io non dico nulla, penso alla moglie e ai tre bambini.
Ho sempre amato la montagna, quella vicino a me, raggiungibile senza troppo pericolo, ma ho conosciuto persone che per lei avrebbero anche rischiato.
E' amore, è sfida? Non lo so. Posso solo rivolgere a Dio le bellissime parole di questo famoso canto.
Non sapevo la notizia , mi dispiace anche il mare delle volte ti tradisce. ma se si ama veramente, non ti accorgi del rischio.un pensiero franca
RispondiEliminaUn uomo coraggioso e uno spirito libero se n'è andato inseguendo un sogno,non capita a molti.Possa riposare in pace.
RispondiElimina@ Franca: le forze della natura sono indubbiamente superiori a quelle dell' uomo che però la ama e la rispetta anche con timore reverenziale. Succede però che questo amore e rispetto non sempre bastino.
RispondiEliminaSia la montagna che il mare mostrano a volte la loro crudeltà. Conosci la leggenda della Grigna? E' un bellissimo canto di montagna che parla di questo.
Un abbraccio affettuoso. Paola
@ Roberto: avverto dell' ammirazione nelle tue parole: non è da tutti, è vero.
RispondiEliminaHo visto alcune diapositive di scalate presentate dagli stessi scalatori e io , che pur amo la montagna, mi sono sentita uno scricciolo.
Buona notte. Paola